(selezionare un ramo/quadro) |
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Ramo Porro - CeciRiccardo nacque nel 1795 da Vito Nicola Porro (1771-1835) e sposò la gentildonna Maddalena Ceci fu Nicolò nel 1818. Nei capitoli matrimoniali la Ceci portava in dote 10.000 ducati, mentre Vito Nicola, «per l'amore e attaccamento dice di portare al suo amatissimo figlio, e per oggetto di fornirgli un modo necessario a far fronte alle spese occorrenti ed a figli nascituri» donava 60.000 ducati in proprietà fondiaria (fondi di Petrone, Casadangelo, Casa di Liso per ettari 500) nonché il palazzo di case sito a via Chio (palazzo gentilizio di Vito Nicola) ed altri 60.000 (per 120.000 ducati totali) come prelegato; il negoziato sotto la ditta di famiglia sulla piazza del 'Tavoliere', invece, restava per metà al padre e per metà al figlio.
Basti qui rammentare ciò che è stato osservato in quel tempo circa le doti delle famiglie aristocratiche del Regno: «per una famiglia nobile la dote minima fissata, per convenzione, era di 1.000 ducati, ma in molti casi si arrivava con facilità a 4.000-5.000» (Delille G., Famiglia e proprietà nel Regno di Napoli, p. 119), mentre le doti delle famiglie benestanti si aggiravano intorno ai 400-500 ducati, fino ai 10-50 per i più poveri. Per avere idea delle somme si osservi che in quegli stessi anni la dote delle Principesse Imperiali consisteva in 120.000 ducati, mentre 100.000 era l'appannaggio personale del Principe ereditario e "soli" 60.000 gli altri Principi reali (Bianchini L., Della storia delle finanze del Regno di Napoli, 1839, pp. 662-663). La duchessa di Borbone-Orleans, poi Imperatrice di Francia nel 1814 aveva in dotazione 361.687 ducati; nel 1840, Maddalena Ceci ereditava il patrimonio fondiario del suo defunto marito D. Riccardo Porro del valore di ducati 358.483 (esclusi censi, preziosi, mobili, industrie e semoventi, d'unità ai quali si ascende alla somma di 400.000 ducati ca). Cifra principesca, considerando che il patrimonio del Principe Torlonia, tra i più ricchi banchieri del suo tempo e grande aristocratico romano all’apice della sua ascesa, nel 1810 è stimato possedere un patrimonio del valore di quasi 335.000 scudi pari 412.346 ducati (L. Laudanna, Le grandi ricchezze private a Roma agli inizi dell’Ottocento, in “Dimensioni e problemi della ricerca storica”, 1989, 2, pp. 104-52). D. Riccardo fu Decurione, Regio Percettore, Consigliere Provinciale (il Parlamento dell'Intendenza, ossia dei Consiglieri di Stato del Regno) e ben 4 volte Sindaco di Andria (1819-1821, 1831-1833, 1838-1840, 1840-1843), sebbene non potette esercitare l'ultimo triennio in quanto passato a miglior vita il 2 dicembre 1840. Negli ultimi due trienni fu voluto Sindaco dal Re in persona, che egli conosceva personalmente. Il padre Vito Nicola fu Sindaco nel 1812, già Decurione dal 1806 e 'Magnifico' del primo ceto dal 1802. Questo ramo ebbe sepoltura nella Chiesa di San Sebastiano ove si trovano ancora i sepolcri gentilizi sormontati da stemma ed adornati marmi policromi e busti. Il suo più tangibile ricordo è impresso nello stemma gentilizio posto con le iniziali del padre nelle volte degli androni del 'palazzo' di via Sant'Agostino (oggi via Giugno)-via Orsini, in luogo del maestoso palazzo cinquecentesco dei Giugni la cui rifabbricazione avvenne «circa la metà del sex. XIX da un ricco signore andriese, Riccardo Porro, per sostituirvi, su disegno dell'architetto Luigi Castellucci, il palazzo ora [1937] appartenente agli eredi di sua moglie, Maddalena Ceci» (Zagaria, in Iapigia, organo della R. deputazione di Storia Patria per le Puglie, 1937). Passato indi ai «Cognitor, cioè Conoscitore, antica ed illustre famigli'andriese che s'estinte nell'ultimo suo rampollo Federico letterato, e poeta. Alla stessa opulenta di territorio, e semoventi, apparteneasi [infatti] il grandioso palazzo adiacente al convento di S. Agostino, riedificato dal sig. Riccardo Porro ed alla medesima pure il gran giardino murato detto volgarmente il Parco di Pisano» (Borsella, Andria sacra, 1842). Fu infine ceduto ai Marulli e indi al Porro. Tale parco murato constava di ben due giardini pensili sulle antiche mura della città che guardavano l'agro andriese ed il Castel del Monte. Appartenevano pure il magazzino (oggi mercato coperto) ed il suo fossato (poi riempito ed oggi corrispondente alla zona "cancellata" del giardino del palazzo). Tali giardini sono stati così convertiti in pertinenze del nuovo e sontuoso palazzo ottocentesco. Senza discendenza, questo ramo si è estinto nei Ceci. Con atto del 1856 Maddalena Ceci cedeva il patrimonio del suo defunto marito Riccardo Porro ai suoi cinque nipoti Ceci, capostipiti di tutti i rami Ceci di Andria. Il patrimonio totale della famiglia Ceci in questo periodo risultava quindi in 510.000 ducati di patrimonio. Di essi il 64% (oltre 327.000 ducati) risultavano ancora in testa alle partite catastali del defunto Sig. D. Riccardo Porro fu Vu Vito Nicola. Di lui il Malpica ha scritto «nobile d'ingegno, di costumi soavissimi, di cuor generoso» (1842). Avvenne così che il Porro «nel suo sindacato [...] nel finimento del suo triennio, corse al suo ultimo fato; con la sua morte, non lasciando prole, si è estinta questa famiglia pervenuta ad alta fortuna» (Riccardo D'Urso, Storia della città di Andria, 1843, p. 125). |
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Ramo Porro - IannuzziRiccardo fu Francescopaolo (1811-1894) fu Guardia d'Onore di Sua Maestà Ferdinando II, Consigliere Provinciale e Decurione, Priore dell'Arciconfraternita dell'Addolorata cofondata dal suo genitore «Magnifico Don Francescopaolo del quondam Mag.co Riccardo». Egli sposò Donna Teresa Iannuzzi-Ceci, la quale portò in dote oltre 12.000 ducati. Ebbe tre figli maschi: Francesco, sposato Malcangi, Giovanni, sposato D'Urso, Stefano Vescovo di Cesaropoli ed ausiliario di Andria. L'unica figlia andò in sposa al gentiluomo possidente Riccardo Fasoli-Pandolfelli. Essi abitarono l'antico palazzo di via de Anellis, e la tenuta del Quadrone.
Nel 1836 il D'Urso menziona D. Riccardo nel Primo Ceto cittadino unitamente ad altri «galantuomini e dottori» nella solenne cerimonia d'apertura del Sacro deposito di S. Riccardo in Cattedrale. L'11 gennaio 1859 Sua Maestà Re Ferdinando, in viaggio in Puglia, sostò in Andria la sera ed il giorno dopo vi festeggiò il suo augusto 49esimo compleanno: «I Sovrani furono ricevuti dal vescovo Giovanni Longobardi, dal sindaco Giovanni Iannuzzi, da quasi tutti i decurioni notabili, e dalle guardie d’onore Riccardo Iannuzzi, caporale, Riccardo Porro, Nicola Fasoli del fu Filippo. Scesero all'episcopio, dove, oltre la famiglia reale, alloggiò una parte del seguito.» (La fine di un Regno, De Cesare, 1845-1918. pp. 366-367) Quando verso gli anni '70 dell'Ottocento i gentiluomini Onofrio Spagnoletti Zeuli, Sebastiano Iannuzzi e Mons. Stefano Porro avviarono a proprie spese la costruzione dell'oratorio della SS. Addolorata (oggi Arciconfraternita in S. Francesco), dai carteggi del fondo sappiamo tali personaggi essere stati presentati a Sua Santità Papa Leone XIII come persone qualificate, probe, pie e di illustre ascendenza. In segno di riconoscimento Leone XIII creò lo Spagnoletti e lo Iannuzzi nel 1888 "Conti", mentre offerto al fratello di Mons. Stefano, Giovanni Porro in D'Urso, co-finanziatore dell'opera assieme al fratello prelato, il medesimo onore questo fu rifiutato. Anche per tali ragioni Mons. Stefano Porro fu elevato l'anno seguente al seggio episcopale divenendo Vescovo di Cesaropoli (e quindi Conte di Santa Romana Chiesa), essendo già Canonico Priore e Reggente la Diocesi di Andria quale Vescovo Coadiutore. Papa Leone XIII inoltre lo aveva gia’ creato «Cameriere Segreto soprannumerario di Sua Santità». Al Vescovo si deve l'erezione della Chiesa dell'Immacolata, delle colonne del SS. Salvatore, delle statue d'argento della Madonanna e di S. Riccardo, delle Croci ornamentali dell'Altomare e tante altre benefiche opere. I tre figli diedero origine ai rami Porro-Malcangi-Pastore (cognati ai Conti Spagnoletti Zeuli); Porro-D'Urso-Scardinale-Marchio (ramo delle Signorine-Sorelle Porro e pe via degli Scardinale-Sottani cugini ai Ceci Ginistrelli). E' scritto in Puglia d'Oro «Erede di così nobili tradizioni familiari è oggi Vincenzo Porro, figlio di Giovanni, coniugato con la nobildonna signora Maria Scardinale di Gravina. Alacre ed appassionato agricoltore quanto noto e perfetto gentiluomo, egli ha portato nell'azienda avita quello spirito moderno di riforma razionale che deve ormai potenziare le intime ricchezze della terra italiana e pugliese in particolare». Ebbe quattro figli, Giovanni (1921-2013) il quale sposò Vincenza Marchio-Ceci di Lorenzo Marchio-Porro Regano; Stefano (1931) sposato a Bice Guacci, il quale ha ereditato la villa Porro di Trani. Maria Riccarda (1927), sposata all'avv. Attilio Perrone Capano, figlio dell'On. Giuseppe, Deputato liberale, Sottosegretario e membro dell'Assemblea Costituente, e di Lucia Ceci (sorella dell'on. Consalvo Ceci, podestà di Andria e figlio del deputato On.le Riccardo Ceci). |
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Ramo Porro - Spagnoletti ZeuliQuesto ramo nasce con Nicolò Porro (nato nel 1726), fratello maggiore di Riccardo (1736-1799), capostipite dei Porro del Quadrone e di Paolo (1741) capostipite dei Porro notari. Tutti «fratribus de Porris quondam Joannes (1702-1744)».
Il di lui nipote Nicola Porro (1787-1874) ingrandì notevolmente il latifondo di Rasciatano dal 1772 gestito assieme ai germani Riccardo e Paolo. Egli originò i rami Porro-de Sario-Spagnoletti Zeuli e Porro-de Sario-Regano con i suoi figliuoli che procreò da distinti matrimoni. Dal primo si originò Michele, maritato alla patrizia terlizzese Rosa de Sario, e da loro nacque Nicola che sposò Caterina Spagnoletti Zeuli, Maria Riccarda sposata Pomarici Santomasi e Maria Arcangela andata in sposa al ricchissimo minervinese Domenico Tedeschi. Dal secondo matrimonio con donna Vincenza Regano, nipote dell'Illustre Arcivescovo di Catania Mons. Felice, fu procreato un figlio maschio che prese il nome dell'illustre prelato e che ne continuò il nome: Felice Porro Regano (1830), sposato alla sorella di Rosa, Luisina de Sario. Fratelli di Michele, e figli del primo matrimonio di Nicolò senior, furono pure il Canonico del capitolo Cattedrale Don Giovanni, nonché Nunzia, andata in sposa a nobiluomo Angelo Quarto di Paolo. E' scritto nel libro I Pomarici Santomasi - storia di una famiglia meridionale : «Ettore [Pomarici Santomasi], ormai ventenne, risentì molto della mutata situazione familiare e dell'inaspettato ruolo di unico erede maschio, capace di ereditare tutto l'asse patrimoniale della casata Pomarici Santomasi. […] per quanto pressato dai genitori a trovare moglie, solo all'età di trent'anni si decise a compiere questo passo. La scelta non poteva essere più felice e adeguata al rango dei Pomarici Santomasi. La fortunata fu una bellissima e ricchissima ragazza, appartenente ad una delle più signorili e antiche famiglie patrizie di Andria, Maria Riccarda Porro. Il matrimonio si celebrò il 10 maggio 1884, nella suggestiva chiesa di S. Domenico ad Andria, alla presenza dei parenti e delle più alte personalità cittadine, appartenenti alla classe dirigente dell'epoca. […] dopo aver festeggiato il loro sfarzoso sposalizio nella dimora gentilizia dei Porro in via De Anellis ad Andria, si trasferirono a Gravina per iniziare il loro percorso coniugale.» Si legge nel libro di M. Lomolino: «Caterina [sorella del Conte Spagnoletti Zeuli] nacque nel 1876; nel 1896 sposò Nicola Porro, figlio di Michele e di Rosa De Sario. Nicola Porro, aveva dieci anni più di Caterina Spagnoletti-Zeuli: era considerato un giovane ricchissimo. La cerimonia nuziale avvenne nell'eco palazzo ducale [dal 1840 palazzo di famiglia degli Spagnoletti]; dopo qualche anno costruirono come loro dimora una bellissima villa in via San Lorenzo, attualmente sede di scuole private. [Nicola] aveva avviato i lavori di costruzione di una villa in campagna (Tenuta Santa Lucia): posizionata in coma ad una collinetta, tutt'ora se ne possono osservare le fondamenta. Improvvisamente nel giugno del 1902, a causa di una polmonite acuta ed una malattia durata tre soli giorni, Nicola Porro spirò, lasciando cinque figlie ancora piccole, Rosa, Anna, Maria, Giuseppa, Clelia, e sua moglie Caterina Spagnoletti-Zeuli in attesa di un altro figlio. Si tennero pubbliche esequie, perché Nicola Porro al momento della sua morte era Consigliere Comunale […] il feretro fu adagiato nella cappella di casa Spagnoletti-Zeuli: i battenti del secolare palazzo [ducale] per la prima volta si aprirono alla cittadinanza. […] Dopo qualche mese Caterina Spagnoletti-Zeuli diede alla luce in bimbo che venne chiamato Nicola, in memoria del padre da poco scomparso» Tra il 1892 ed il 1902 Nicola Porro senior era il cittadino più ricco (£ 3.110.000 per ettari 1.000 circa) di Andria dopo il Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli (£ 3.370.000 per ettari 1.300 circa), suo cognato, ed assieme Riccardo Ceci fu Diodato (£ 3.000.000 per ettari 900 circa), suo futuro consuocero. Al patrimonio di Nicola Porro, tuttavia, vanno assommati altri 2.000.000 di lire (latifondo di Rasciatano-la Vela, in quanto sito in agro barlettano e quindi non considerato dai redattori dello elenco dei Possessori di ricchezza mobile di Andria) per un totale di oltre 5 milioni di lire. «A titolo di comparazione si consideri comunque che a Napoli, nel 1876, la media delle fortune cadute in successione nel 1876 fu poco meno di 43.000 lire, mentre a Piacenza, nello stesso anno, tale valore ammontò a circa 42.000 lire. [...] Mentre il 60% dei patrimoni denunciati dai milanesi ne loro complesso era inferiore alle 10.000 lire»(Maifreda G., Gli ebrei e l’economia milanese: l’Ottocento, p. 252). In Piemonte «Gli aristocratici che lasciarono patrimoni superiori alle 750.000 lire costituivano una piccola ed esclusiva minoranza al vertice di una classe molto più ampia e diversificata» (A. Cardoza, Patrizi in un mondo plebeo: la nobiltà piemontese dell'Italia liberale p. 88). Di patrimoni superiori a 2.000.000 di lire nell’intero Piemonte ve ne erano solo 13 caduti in successione nel periodo 1863-74 (8 nobili e 3 borghesi), saliti a 15 nel 1885. (Ibidem, p. 86) Come ci ricorda il Fidelis, se non fosse prematuramente scomparso all'età di 35 anni nel 1902, sarebbe stato chiamato dalla cittadinanza, come lo era stato per l'ufficio di Sindaco nel 1901, alla carica di Onorevole, come membro della Camera dei Deputati del Regno d'Italia. Suoi figli furono: Rosa (*1897 +1915), Anna (*1898) che sposò Giuseppe Ceci-Marchio del Cav. Riccardo Diodato Ceci, Maria Riccarda (*1899) sposò il Marchese Leonardo Romanazzi Carducci, Giuseppina (1900) sposò il Giovanni Marinelli, Clelia (*1901 +1902), e Nicola (*1903 +1953) che sposò Maria dei conti Melodìa, figlia del barone Nicola - Ministro di Stato, Senatore del Regno e Vice Presidente del Senato. I discendenti di Nicola continuano la secolare tradizione di famiglia nelle tenute di Rasciatano (www.rasciatano.com & www.tenutarasciatano.com). |
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Ramo Porro ReganoFelice nasce da Nicola Porro (*1787) e Vincenza Regano, ultima discendente della famiglia Regano di Andria e nipote dell'illustre Arcivescovo Don Felice Regano di Catania. Il 28 Nov. 1879, per Decreto Reale del 2 Nov. 1879, assume per sé e per i suoi discendenti il cognome, insegne, stemma e predicati Porro Regano. Sposò Luisa de Sario di Vincenzo il 5 Febbraio 1866. Con sua nipote Luisa in Cafiero, e sua figlia Vincenza in Marchio, questo ramo si è estinto.
Questo ramo ha posseduto latifondi per ettari 750 circa, di cui 465 nelle contrade di Castel del Monte e consistenti nell'omonima intera collina (Posta di Barrico, bosco di Palese di sopra). La masseria di Palese nella sua maggiore estensione di 400 ettari è passata alla famiglia Marchio-Ceci, per via dello zio Cav. Vincenzo Porro Regano, mentre buona parte del latifondo di Posta di Barrico passato a Luisa Porro Regano è stato lottizzato nel Dopoguerra: oggi vi si trovano l'Opera Bonomo e tutte le villette private. Arcivescovo Monsignor Felice Regano: «Nicola Porro Regano appartiene ad illustre famiglia di Andria. Per la devastazione degli archivii ed anche degli abitati della cittadina pugliese, avvenuta nel 1799, ad opera dei Francesi, capitanati da Ettore Carafa, non si trovano documenti degni di rilievo. Si ricorda da molti, però, che don Nicola Porro senior era uno dei più gentili e fini uomini della sua epoca, dedito a viaggi ed amante della cultura. Egli si imparentò con la famiglia Regano, che ebbe in Sua Eminenza il Cardinale Felice Regano un suo illustre componente. L'illustre prelato, che era nato in quella triste e tumultuosa fine del 1700, che vide i torbidi della sua incenerita ed insanguinata città, morì in Catania, in cui per molti anni era stato amato arcivescovo, il 29 marzo 1861. Sull'ingresso del Duomo di Andria, sedici anni dopo la sua morte, i cittadini che si procacciarono l'orgoglio di custodirne le ceneri, è scritto: « A Felice Regano - cittadino di Andria - Arcivescovo di Catania - in questo Tempio - del quale fu ministro e decoro - inaugurasi monumento marmoreo sedici anni dopo la morte ». Uno storico, dopo aver ricordato le sue eccezionali doti di mente, dice che, tenace, durissimo, era incrollabile alle minacce non meno che alle blandizie dei potenti e che pur amico di Ferdinando II che lo ebbe in gran conto, respinse sdegnoso ogni solidarietà con la politica di sospetto e di repressione inaugurata nelle due Sicilie dal 1849 al 1860. Invece vegliò attento e severo la condotta dei regi funzionari ergendosi coraggioso contro le eventuali soverchierie di costoro. [...] Al figliuolo di Nicola Porro senior fu dato, in omaggio all'illustre parente, il nome di Felice, mentre che per lo stesso imparentamento vediamo aggiunto il cognome Regano a quello patronimico. Felice Porro Regano mantenne ed estese la grande proprietà terriera ereditata dal padre e consistente in tenute vaste in contrada « Monterotondo ». Non mancò di essere un dissodatore ed un trasformatore. Dalle sue nozze con una De Sario, di ricca famiglia terlizzese, nacquero Nicola Porro junior e Vincenza, andata sposa al comm. Michele Marchio, di cui ci siamo precedentemente occupati, e Vincenzo che ha raggiunto uno dei più alti gradi nell'alta magistratura, essendo consigliere di Cassazione alla 2. Sezione civile, in Roma. *** Il figliuolo Nicola continuò in Andria, pur essendo stato dedito in giovinezza a frequenti e lunghi viaggi, l'attività degli avi e del padre. Insistette vittoriosamente nel trasformare le culture intensive in alberati ed acquistò a Canne, Grottone, Santa Croce per molti ettari, mentre che anche acquistò ed impiantò la villa in cui ha stabilito l'attuale abitazione della sua famiglia. Chiamato dalla fiducia dei cittadini ad incarichi di fiducia amministrativa, fu lungamente consigliere comunale e Presidente della gloriosa Cassa di Risparmio. Nel 1935, infine, il suo amore alla terra ebbe un riconoscimento ambito: l'assegnazione del primo premio per le medie aziende. Cavaliere della Corona d'Italia, Nicola Porro Regano ha anche legato il suo nome a moltissime - anche se spesso ignote - opere di bene. Fascista dal 1921. Una sua figlia, Luisa, ha sposato il distinto giovane Ferdinando Cafiero, di illustre famiglia barlettana. [...] .» (Testo estratto da PUGLIA D'ORO - Edizioni Puglia d’Oro, 1936, A. XIV E. F. pag. 90 e 92) Felice Porro Regano ebbe quattro figli: Nicola, Francesca, Vincenza, Vincenzo. Francesca morì infante. Con questa generazione il ceppo dei Porro Regano si estinto in parte nei Cafiero (Nicola) ed in parte nei Marchio (Vincenza). Solo parte di successive divisioni ereditarie è rientrato nella famiglia Porro grazie alla nipote di Vincenza Porro-Regano, Vincenza Marchio-Ceci sposata a Giovanni Porro-Scardinale. Altri assi ereditari sono confluiti nelle famiglie Vitiello-Marchio e Marchio-Rossi. Cav. Nicola Porro Regano (*1868 +1957) Più volte Consigliere Comunale e Cavaliere della Corona d'Italia - ordine sabaudo. Di idee liberal-socialiste e radicali sposò una sua domestica. Visse nella Villa delle Rose in c.da Macchia di Rose su via Corato. La di lui figliola, Luisa, andò in sposa a Ferdinando Cafiero, figlio di Manfredi Cafiero e Francesca Spagnoletti-Zeuli (la cui sorella, Caterina, era già andata in sposa a Nicola Porro di Rasciatano), di illustre famiglia barlettana. Abitò la magnifica "Villa delle Rose" su via Corato, in c.da poi detta 'Macchia di Rose', ove teneva anche una innovativa industria di 'bachi di seta'. In questi anni l'intellighenzia andriese era solita riunirsi presso il «Caffè Risorgimento [ove] vi erano abitualmente il molfettese Gioacchino Poli e, immancabilmente, Nicola Porro Regano di Rasciatano il quale era solito raggiungere la raffinata caffetteria, a piedi attorniato dai suoi numerosi cani, dalla sua, ancor oggi ricordata, leggendaria «Villa delle Rose» – nel cui giardino coltivava ogni specie di fiori che donava e offriva a quanti glieli chiedevano – in via Corato. Un personaggio alternativo ed eccentrico, come lo definiremmo oggi il Porro Regano il quale è tuttora ricordato per le sue intemperanze politiche e per essere stato il primo ad Andria, e in tutto il Meridione d’Italia, nel 1899, a possedere una luccicante e fiammante autovettura.» (Una famiglia cit., Riccardi, 2013, p. 294) «La prima automobile, che portò scompiglio nelle strade della nostra città, arrivò proprio in piena Belle Epoque: ne fu conducente e proprietario un personaggio che più di tutti seppe incarnare lo spirito dell'epoca: questo "dandy" fu Nicola Porro Regano. [...] Per i giovani e per tutti coloro che sono nati a cavallo dell'ultima guerra mondiale, quel nome e quella villa (abbattuta pochi anni fa) non dicono nulla: ma per averne un'idea bisogna chiudere gli occhi e immaginare di essere ricchi, ma tanto ricchi da poter soddisfare tutto ciò che in quel tempo era possibile, come visitare l'Esposizione Universale di Parigi nel 1889!» (Lomolino, 2013, p. 15) A fine XIX sec. del Porro Regano hanno scritto di lui: «Ha l’animo buono, come quello di un fanciullo […] Accanto alla villa ha una colombaia, ove vivono circa mille colombi e poi una infinità di gabbie ove sono custodite le principali specie dei volatili. E poi più giu le api ed i bachi ed egli è lieto di essere l’unico a dare incremento a questa industria […] Egli ha visitato tutta l’Italia, ma non è rimasto contento; ambiva altri lidi […] Egli andò in Russia, in Inghilterra, in Franscia, in Turchia, in Argentina, in Olanda, in Danimarca, nella Svezia, in Norvegia ed altrove ed ora vuole andare a visitare il paese degli aromi e dei tappeti: il Giappone. […] In qualsiasi amministrazione popolare è stato chiesto il suo aiuto ed il suo consiglio.» (Sylveira, 1899, p. 5 e seg.) La di lui unica figlia Luisina Porro Regano andò in sposa al Cav. Manfredi Cafiero-Spagnoletti Zeuli. Cav. Grand. Uff., Vincenzo Porro Regano (*1872 +1946) Presidente emerito della Suprema Corte di Cassazione del Regno in Roma; Cavaliere Grand'Ufficiale dell'Ordine della Corona del Regno (si noti che il Regio Decreto del 1892 fisso’ in 40 il numero annuo di nomine e, nella specie, di sole 2 assegnate al Ministro di Grazia e Giustizia; nel 1911 tale ordine fu nuovamente sottoposto a numerose restrizioni in quanto propedeutico all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro). Uomo coltissimo, traduceva direttamente dal latino al tedesco, e di li al greco. Dedito ai viaggi, alla cultura, ed al Diritto. Fu magistrato a Milano, prima di essere chiamato nella Capitale ove raggiunse il massimo grado di Giudice. Celibe, visse in casa Marchio, con il cognato Michele Marchio ed i nipoti acquisiti Lorenzo Marchio ed Agata Ceci, di lui moglie. L'On. Consalvo Ceci-Marchio, nipote del Cav. Vincenzo Porro Regano, di lui ha scritto in Faville Andriesi: «in Roma il giurista Vincenzo Porro Regano, presidente delle Sezioni unite della Cassazione del Regno: fu uomo singolare per innate vocazioni dell'anima. Amò il silenzio, le meditazioni, gli studi severi e parve vivesse in solitudine; non era solo: respirava sereno tra i fantasmi e le voci di una cultura vasta come la dottrina degli antichi sapienti. Le sentenze che emanò dal seggio presidenziale prima di esser voci di umano potere, furono espressioni religiose dello spirito. Umile ed austero amò l'ombra che nasconde non l'alloro che esalta; solo lieto di donare ai suoi cari bontà e conforto» Vincenza Porro Regano (*1869 +1936) sposò il Commendator Michele Marchio, Sindaco di Andria. Nel manifesto di compianto è descritta come «sposa amatissima ed esemplare. Madre addolorata». Sua nipote, a cui ha trasmesso il nome, Vincenza Marchio (anche chiamata semplicemente 'Enza'), sposerà Giovanni Porro di Vincenzo e Maria Scardinale del ramo Porro-Durso di Giovanni. |
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Ramo Porro-JevaGiambattista fu figlio di secondo letto di Francescopaolo con Teresa Ieva. Suo fratellastro, quindi, fu Riccardo Porro, guardia d'onore, sposato con Teresa Jannuzzi-Ceci. Nacque il 15 maggio del 1830 e morì il 30 aprile del 1906. E' seppellito dietro l'altare (donato dal Canonico Stefano Porro-Malcangi) della Cappella dell'Arciconfraternita dell'Addolorata in Campo Santo. Di lui è scritto, nella lapide: «pratico d'ingegno, fermo nei propositi; marito e padre di antico stampo romano; nei pubblici uffici integerrimo; passato di questo secolo il trentesimo di aprile del MDCCCCVI di anni LXXVI, i figli con fiori e lacrime. PP». Nel 1860, con il grado di Capitano, fu Guardia Nazionale assieme a Riccardo Ottavio Spagnoletti, Diodato Ceci, Nicola Broquier, Stefano Iannuzzi, Pasquale Margiotta Gramsci, Francesco Ceci; il maggiore Carloantonio Gallo, ed altri. Di idee radicali e socialiste Giambattista rappresenta, assieme ad altri rami Porro, il ceto più progressista e sociale rispetto al rigido atteggiamento conservatore di altre famiglie esponenti dell'aristocrazia andriese.
Si sposò due volte. Il primo matrimonio, officiato il 29 Aprile del 1851 lo vede sposarsi con la sedicenne, ricchissima e patrizia, Antonia de Benedictis di Casal di Trinità. Quattro mesi dopo il matrimonio, tuttavia, ella si spense. Tutto, quindi, proprietà, beni, insegne, predicati furono retrocessi alla famiglia de Benedictis. E' dubbio che il titolo comitale (di Conte), che vediamo spesso fregiare con la corona a nove punte lo stemma di Giambattista e discendenti, sia retaggio di questo coniugio. Il secondo matrimonio fu con la venticinquenne Rosa Farina, dalla quale ebbe ben otto figli. Ebbe tre figli maschi e cinque femmine: teresa Grazia (*1859 +1895) sposa il tenente Filippo Marzano-Giacò di Terlizzi; Maria Giuseppa (*1861 +1911) sposa Antonio Losito, proprietario; Grazia, morta infante nel 1863; Grazia (*1892) sposa Arcangelo Frasca di Paolo del Colle; Immacolata (*1874). Francesco Paolo (*1857 +1906) - sposato con Rosa Lettieri di Calitri; detto semplicemente Francesco. Nacque il 6 giugno 1857 in strada "piazzetta", ovvero l'odierna via Santa Chiara/via S. Domenico. Si sposò con Rosa Lettieri il 21 agosto del 1888, e morì il 17 giugno 1906. Ebbe sei figli: Mariannina (*1889 +1980) andò in sposa a Ferdinando Iannuzzi il 13/1/1914; Angela (*1893); Immacolata (*1897); Giulia (*1898) e due maschi: Giovanni Battista (1892-1961) sposato con Emilia Berrilli di Calitri e Silvio (1905-1961) sposato con Clementina Patroni Griffi. Pasquale (*1868 +1922) - sposato con Immacolata Patargo di Barletta; avvocato in Trani e Sindaco di Andria dal 1911 al 1914. Avvocato di professione, trasferitosi a Trani, fu altresì Sindaco di animo socialista (liberalsocialista) e progressista. Governò la città di Andria dal 1911 al 1914 ed accolse Mussolini, ancora socialista, quando alloggiò a Piazza 'Porta la Barra' e visitò, per fondarla, la 'borgata Montegrosso' - che tra l'altro usufruì di 400 ettari della tenuta Ceci (già Porro) di Petrone grazie all'Opera Nazionale Combattenti. Ebbe due figli: Giambattista (*1899) e Rosa (*1900 +1989). |
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Ramo Porro 'Notari'Le vicende di questo ramo sono piuttosto infauste. Questo ceppo si originò da Francesco Paolo (*1741 +1813), detto Paolo, fratello di Nicolò e Riccardo del fu Giovanni (*1702 +1744). Egli sposò Nunzia Zinno (*1755) il 2 Aprile del 1766 quando ella aveva ancora appena 11 anni.
I figli Maria Michele (1781) e Antonia (1785) morirono giovanissimi. Giuseppe, unico e primo figlio maschio nato nel 1781 sposò Maria Teresa de Donato ed ebbe cinque figli. Tra questi, due, Francesco e Nicola divennero Regi Notari dando così l'appellativo al ramo. Giuseppe (*1781 +1832) lo troviamo menzionato nel Catasto Provvisorio di Bari del 1811 come "Signor Don Giuseppe Porro di Paolo, scrivano". Già Decurione cittadino, probabilmente decise di intraprendere una professione civile e liberale che lo vide dissociarsi dall'imprenditoria agricola e dalla strategia borghese degli altri ceppi, e che al contempo permise ai suoi figli Francesco e Nicola di dedicarsi alla formazione e quindi diventare Notai in Andria rispettivamente dal 1836 al '48 e dal 1851 all'83. Egli possedeva ben 300 versure, pari ad ettari 369, nelle contrade di "Specchione", "Tafarelle", "Casa d’Angelo", "Posticchia", "Monticelli", "Notarangelo", "Madama Camilla" e "Legnoni di Santa Croce". I figli di Giuseppe furono: Maria Giuseppa (*1814), Angela Maria (*1815), Virginia (*1816), Francesco (*1805 +1848) e Nicola (*1819 +1884). Francesco sposò nel 1845 la terlizzese Francesca Chiapperino (*1811) di Michele e Marianna D'Elia. I suoi figli Giuseppe e Teresa morirono ad appena due anni ognuno. La vedova moglie, quindi, fu presa in sposa dal di lui fratello Nicola, anch'egli regio notaro, e che divenne Sindaco di Andria dal 1860 al 1863. Questo ramo si è estinto a fine '800. Nicola di Giuseppe (*1819 +1884) fu uomo liberale e politico illuminato. Sindaco di Andria dal 1860 al 1863 fu l'ultimo Sindaco dell'Università del Regno di Napoli e primo Sindaco del Comune del Regno d'Italia. A lui si deve il piano di sviluppo del borgo "La Spina" di epoca murattiana. Inoltre si batté per il risanamento della finanza pubblica, osteggiando il notabilato cittadino, e promosse l'istruzione pubblica attraverso l'istituzione della "scuola superiore tecnico-classica" il 21-12-1861. Infine decise per l'aumento dei medici e l'istituzione di un veterinario comunale stipendiati dal Comune (Antonacci, Terra e potere, Bari, 1996, p. 92 s.). Ebbe la sua abitazione nel palazzo di via Corato, oggi via Poli, mentre teneva lo studio in strada La Chiancata, poi in Largo Fravina (al fianco del palazzo dei Porro di Rasciatano), ed infine in Piazza Umberto I (oggi Piazza Municipio). Di idee progressiste, si scontrò più volte con il conservatore Consalvo Ceci fu Nicola. I suoi uffici furono apprezzati anche dagli Ufficiali della Corona, come evincesi da questa pubblicazione del Regio Giudice Circondariale dell'epoca destinata ad Andria, al suo Sindaco D. Nicola Porro ed alla popolazione tutta: |